Abbiamo superato il ventennale della nostra Associazione ed allora mi sia permesso un breve riferimento al passato, quale dettato da una punta di nostalgia e, perché no, di sentimentalismo!
Quando, nell’ormai lontano ottobre del 1996, a Trieste, a conclusione del XXXII Congresso Nazionale dei Dottori Commercialisti, il Direttivo Nazionale dell’Associazione chiamò me, che fino ad allora ero stato solo un portatore di acqua – magari abbastanza attivo, ma pur sempre solo portatore di acqua, a dare il cambio al “nostro” Mimmo, accettai con grande entusiasmo perché per me rappresentava un duplice motivo di soddisfazione: essere al vertice dell’Associazione, quale terzo Presidente in ordine temporale e subentrare a Contini.
Inoltre, il tema congressuale che veniva discusso in quei giorni – “Insieme per lo sviluppo” – mi appariva come una favorevole, fortunata, coincidenza atta a stimolarmi per il lavoro che mi attendeva.
In realtà, il mio entusiasmo derivava dal fatto che non mi ero reso conto di quanto potesse risultare difficile continuare sulla strada tracciata da altri Colleghi del Direttivo (la maiuscola è d’obbligo e non è necessario, qui, ricordarne i nomi), la quale percorreva un solco profondo scavato con la forza delle Idee, dei Principi, dell’Etica, dello Studio, posti a fondamenta della solidità morale dell’Associazione.
L’amico Sergio, poi, aggiungeva, giustamente Meritocrazia e Cultura.
Non fui propriamente fortunato per il contingente periodo storico, che si presentava particolarmente difficile per la primaria necessità, da una parte, di ampliare la territorialità dell’Associazione allo scopo di ottenere il riconoscimento di “nazionale” e, dall’altra, di contrastare il progetto di fusione con i ragionieri; il tutto, ovviamente, nel rispetto degli ideali dell’Associazione.
Non annoierò i pazienti colleghi, che avranno la bontà di leggermi, con la cronistoria degli eventi, anche perché, questi ultimi, sono ben noti ai “vecchi” ed irrilevanti per la magna pars dei “giovani”.
Infatti la situazione che conta è quella di oggi! E non è male!
Questo sintetico richiamo al passato si è reso necessario per chiarire la ragione della scelta del titolo che ho pensato di dare a queste brevi riflessioni; titolo che mi ricorda l’etichetta sotto la quale ci consideravano gli altri: quattro gatti (pateticamente romantici ed illusi) dietro una sigla. Quante volte ho sentito questa espressione! Evidentemente nessuno dei nostri “avversari” aveva pensato alla forza delle nostre Idee ed alla conseguente capacità di farle valere, a costo di sacrifici personali in termini di tempo sottratto ai rispettivi studi e di denaro speso . . . . . . . . senza rimborsi.
Altro che solo una sigla: si trattava di un gruppo di professionisti spinti da grandi motivazioni!
Una semplice sigla, infatti, non avrebbe resistito per venti anni; non avrebbe avuto la forza di condurre battaglie determinanti per il futuro della Categoria; non avrebbe catalizzato, come sta facendo e continuerà a fare, anche colleghi più giovani, avvicinandoli numerosi alla Associazione, così da farla rinverdire e rinnovare, pur senza trascurare i valori originari, perché marci di pari passo con il divenire della realtà sociale nell’ambito della quale i dottori commercialisti sono e saranno chiamati ad operare.
Certo: ANDOC è, sì, una sigla, ma con un contenuto di professionisti, indistintamente formato da donne e da uomini, ricchi di idee; nel perseguire le quali, dimostrano continuamente come sia possibile che una “semplice” Associazione si riveli accattivante; corrompente; quale è un messaggio che non può non essere condiviso da chi lo legge. Perché chi lo legge, e decide di entrare a farne parte, sa che non riceverà nulla in cambio, ma sa anche che, in compenso, avrà trovato entusiasmo e grande voglia di rendersi utile per il miglioramento etico e professionale della Categoria.
Una autocelebrazione? Qualcuno, sornione, lo starà certamente pensando ma dovrà, poi, confrontarsi con i risultati che l’Associazione ha ottenuto in questi venti anni.
Quelle di ANDOC non sono state e non saranno mai donchisciottesche battaglie contro i mulini a vento, ma, sempre e soltanto, impulsi verso l’Etica (ne leggerete diffusamente in altra pagina di questo numero), verso lo Studio, verso la Tutela della Categoria.
E che ciò sia vero è dimostrato dall’atteggiamento di contrasto, peraltro aperto, leale e legittimo, che l’Associazione ha tenuto, in passato, in relazione al progetto di fusione con i ragionieri; avvenuta la quale, però, ANDOC ne ha accettato gli effetti, condivisibili o meno che fossero, riproponendo, in via primaria, gli altri obiettivi originari, comunque mai trascurati.
È ovvio che gli incontri – scontri con altri (tra i quali non escludo anche le rappresentanze istituzionali), tendenti al perseguimento dell’obiettivo del continuo miglioramento della Categoria, potranno ancora aver luogo, sempre nella legittimità e con piena lealtà, perché sono rimasti sul tavolo problemi irrisolti.
Uno per tutti: raggiungere la certezza di una condizione che non si può e non si deve assolutamente perdere ovvero il permanere della separazione tra le due Casse di Previdenza.
Al riguardo, unanimemente con tutta ANDOC, trovo assolutamente condivisibile il Comunicato Sindacale che, con riferimento ad una intervista rilasciata dal rag. Paolo Saltarelli in Panorama Economy, le due Associazioni AIDC/UNGDCEC hanno diramato, congiuntamente, il 28 settembre u.s. e, in particolare, il tratto in cui si legge che “occorrerà continuare a vigilare attentamente, affinché siano scongiurate iniziative che possano ledere gli interessi degli iscritti alla cassa di Previdenza dei Dottori Commercialisti, ed in particolar modo quelli delle giovani generazioni” .
Non possono e non debbono essere tollerate apodittiche insinuazioni sulla correttezza dei bilanci della nostra Cassa, i cui Consiglieri e Revisori sono alacremente impegnati, con elevate competenza e professionalità, a tutelare gli interessi degli iscritti.
In ogni caso, su questo argomento, tutti i colleghi dottori commercialisti abbiano una certezza: ANDOC non si farà distrarre, non farà come lo sciocco che guarda al dito che indica la luna.
ANDOC guarderà sempre dritto alla luna! Ovvero alla salvaguardia degli interessi della categoria.