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L’etica, oltre la deontologia: l’opportunità di un codice

Al termine di un recente Consiglio Direttivo ANDOC, ho fatto la considerazione che quella riunione valeva, da sola, i tanti sacrifici che ciascuno di noi fa per partecipare alla vita associativa in ambito professionale. Ci interrogavamo su diverse questioni ed alla fine, come di consueto, abbiamo ascoltato il pensiero del nostro Presidente Onorario e padre carismatico dell’Associazione, Mimmo Contini. Eravamo tutti “rapiti” dalle sue parole, circostanza che non era certo una novità [1].

Egli ha ribadito la valenza di quella che ha definito la “trilogia caramellare” – in omaggio a Sergio Caramella, che ne è infaticabile sostenitore da sempre – costituita da cultura, meritocrazia ed etica. Ha evidenziato quindi il conflitto soltanto apparente tra idealismo e pragmatismo: “in realtà – ha spiegato – cultura, meritocrazia ed etica non sono “ideali”, ma sono “valori”. La cultura è un valore, la meritocrazia è un valore, oggi ancor più pregnante rispetto a quando è stata costituita Andoc venti anni fa. A maggior ragione lo è l’etica, intesa come etica professionale.

Si tratta di valori da custodire gelosamente nei forzieri (il cuore) e negli scrigni (la mente) dei dottori commercialisti.”

Fatta questa premessa, Mimmo Contini ci ha illustrato con la consueta lucidità la strada da percorrere per il bene della categoria, dispensando al Consiglio preziosi suggerimenti.

Oggi, in occasione del Congresso Nazionale della categoria che si celebra a Napoli, mi sono tornate in mente quelle parole ed il richiamo ai valori, ai “nostri” valori, che non va mai dimenticato.

Parlare di etica è politicamente corretto ed incontra lo scontato consenso degli interlocutori. La vera sfida è mettere in pratica, tutti i giorni, azioni in linea con quanto si teorizza.

L’etica è definita – nel linguaggio filosofico – come quella dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo, soprattutto in quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi atti a conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criteri per giudicare sulla moralità delle azioni umane.

Non vi è dubbio che troppe volte i principi etici si scontrino, nella realtà, con  esigenze di carattere pratico: a quel punto si impongono delle scelte difficili, che richiedono riflessione, ma sulle quali non dovremmo avere molte incertezze. Infatti, il dilemma di cosa fare di fronte ad un problema, con risvolti di carattere pratico opposti rispetto ai principi ed alle regole che ciascuno si è imposto, dovrebbe essere risolto, facilmente, agendo secondo coscienza.

Nella vita professionale, i problemi legati al rispetto dei principi etici possono addirittura aumentare. E’ vero però che lealtà, correttezza, diligenza, professionalità, competenza, indipendenza, costituiscono soltanto alcuni degli elementi irrinunciabili della nostra attività di professionisti. Ciascuno di noi ha l’obbligo di difendere gli interessi dei clienti nel miglior modo possibile, nei limiti del mandato e nell’osservanza della legge e dei principi deontologici; si astiene dal consigliare consapevolmente azioni inutilmente dannose e dal suggerire comportamenti, atti o negozi illeciti, o peggio fraudolenti. Così come irrinunciabile è la difesa della propria libertà da pressioni e condizionamenti esterni ed il mantenimento della propria indipendenza nei confronti dei poteri forti, delle istituzioni, dei terzi.

Nel gennaio del 2007, nel corso di un Convegno ANDOC a Siracusa, la nostra Associazione ha presentato al Presidente Nazionale della categoria allora in carica il Codice Etico del Dottore Commercialista, curato da chi scrive. Regole di comportamento che vanno oltre la deontologia e che diventano il biglietto da visita di ciascuno di noi.

Valori etici e i principi deontologici cui si ispira la nostra azione professionale, al fine di affermare l’affidabilità e l’integrità della nostra reputazione nonché di tutelare i legittimi interessi del mercato e dei terzi, che fanno affidamento sul nostro giudizio professionale e sulla nostra indipendenza.

Ed ecco allora l’importanza di codificare i valori e principi ai quali il dottore commercialista uniforma le proprie attività, le operazioni, i comportamenti ed i rapporti, sia all’interno sia all’esterno del proprio studio.

Un progetto aperto al contributo di tutti, un Codice da consegnare ad ogni cliente al momento di inizio del rapporto professionale così da chiarire subito che siamo professionisti che non scendono a compromessi e che hanno regole di condotta inderogabili, alle quali uniformano le proprie azioni professionali.

Un Codice Etico come elemento irrinunciabile per distinguerci, come segno distintivo, come garanzia di serietà nei confronti dei terzi e delle istituzioni.


[1] Ricordo ancora la prima volta che ho ascoltato l’allora vicepresidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, in occasione di un convegno a Messina il  29 gennaio 2000. Domenico Contini, dall’alto della sua esperienza, illustrò con grande acume la strada da percorrere nel futuro delle professioni all’interno del mercato globale, individuando nei nuovi sentieri specialistici di conoscenza la risposta culturale vincente. Le parole di quel giorno mi colpirono e sono rimaste impresse nella mia memoria: ove possibile cerco, pertanto, di rielaborarle e trasmetterne il contenuto ad altri colleghi.

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